La frenata è il momento più difficile
Bisogna fare dieci cose nell’arco di un paio di secondi per rendere efficace la nostra staccata.
Nelle lezioni precedenti riferite alla guida in pista abbiamo descritto cosa è una curva per un pilota veloce, e quali sono le tecniche da applicare per dare alla moto l’ordine di direzione corretto per percorrerla con la traiettoria, l’angolo di inclinazione e la velocità desiderate.
Prima di tornare sull’argomento curva con una nuova puntata, nella quale descriveremo nel dettaglio tutti gli errori che normalmente i piloti meno esperti commettono in percorrenza, abbiamo bisogno di fare un passo indietro, per analizzare cosa si deve fare PRIMA di entrare in curva. Cioè nella fase di frenata.
Possiamo dire che la preparazione della frenata e la frenata stessa rappresentano i momenti più complicati della guida veloce in pista. Prima di tutto perché in questa fase viene richiesto il “coraggio” di tenere spalancato il gas il più a lungo possibile, e poi perché in questa fase le azioni da fare per arrivare al fatidico momento in cui si inserisce la moto in curva sono almeno una decina.
Solita doverosa premessa: come in tutte le altre puntate, noi facciamo riferimento a ciò che deve fare il pilota che si trovi nelle prime quattro categorie descritte nella puntata 2. E che qui vi ricordiamo:
- Motociclista principiante.
- Motociclista stradale con anni di esperienza di guida.
- Motociclista sportivo (pista) principiante.
- Motociclista sportivo (pista) con anni di esperienza.
- Pilota professionista.
- Pilota MotoGP.
Ci riferiamo cioè a tutti coloro che guidano una moto sportiva stradale più o meno preparata e che girano in tempi lontani almeno 8-10 secondi dai tempi record delle piste in cui si impegnano. Chi appartiene alle ultime due categorie e guida moto racing “vere”, può permettersi di fare cose diverse, che spiegheremo in seguito.
Concentriamoci quindi sul nostro target del pilota amatoriale. Quando arriviamo in fondo al rettilineo a gas spalancato con la mentoniera del casco appoggiata sul serbatoio e lo sguardo attraverso il plexiglass del cupolino “vede” il nostro punto di riferimento per la frenata, si deve procedere con una lunga serie di azioni che il pilota professionista è in grado di concentrare in pochi istanti (per questo noi ne “vediamo” solo un paio), mentre noi all’inizio abbiamo bisogno di qualche secondo.
Le dieci cose da fare per frenare bene in pista.
- lasciare per un attimo la manopola del gas per fare in modo che la molla di richiamo lo chiuda automaticamente.
- Stringendo poi la manopola con pollice, anulare e mignolo della mano destra ruotiamo il polso in avanti (e da questo momento lasciamolo fermo lì) per essere sicuri che il gas sia chiuso e resti chiuso per tutta la fase di frenata e successiva percorrenza curva.
- Iniziamo a spingere fortissimo con le mani su entrambi i semimanubri, puntando le braccia come due putrelle d’acciaio mentre solleviamo il più possibile il busto e la testa (il freno aerodinamico che ne consegue è importantissimo).
- Cominciamo a spingere forte contemporaneamente anche con i piedi sulle pedane.
- Stringiamo le ginocchia sul serbatoio.
SPINGO (con le braccia), SPINGO (con le gambe) STRINGO (le ginocchia). È questo il refrain che deve entrarvi in testa! E badate bene che tutto questo va fatto ASSOLUTAMENTE PRIMA di toccare il freno. Se proveremo a farlo DOPO aver iniziato la frenata, oltre ad essere molto più difficile da applicare, diventerà in gran parte anche inutile. Perché le azioni 3, 4, e 5 servono a “preparare” la moto alla frenata per poter sfruttare appieno tutto il potenziale dell’impianto frenante.
PREPARARE LA MOTO significa tentare di prevenire e limitare le due variazioni di assetto peggiori che si innescano quando freniamo male.
La prima cosa da evitare è l’affondamento repentino dell’avantreno, la seconda è la rotazione del telaio attorno all’asse di sterzo che fa scodinzolare la moto a destra e sinistra.
Spingendo forte e contemporaneamente con le braccia e le gambe, creando quindi una netta opposizione fra le forze generate da arti inferiori e superiori, otteniamo l’effetto di SALDARE lo sterzo. Se lo facciamo bene, quella moto non potrà mai e poi mai scodinzolare in frenata. La ruota posteriore resterà in asse mentre l’anteriore scaverà un solco dritto come un binario nell’asfalto permettendoci di frenare fortissimo, molto più forte di quanto siamo abituati a fare.
Nello stesso momento, la spinta forte della braccia che sollevano il busto e lo stringersi delle ginocchia sul serbatoio limiteranno al massimo il trasferimento di carico sull’anteriore, impedendo alla forcella di affondare troppo velocemente.
OK, ma per finire la preparazione della moto rimane ancora una cosa da fare:
6) Con indice e medio della mano destra accarezziamo la leva del freno. E se siamo abituato ad usare anche il freno posteriore, contemporaneamente accarezziamo anche quello con il piede destro. Attenzione: il freno posteriore è praticamente ininfluente ai fini della potenza frenante che posso applicare. Quindi se non siete abituati ad usarlo, potete tranquillamente fare a meno anche di accarezzarlo.
Questa manovra inizialmente molto leggera sui freni ha lo scopo di far “accucciare” dolcemente la moto sulle sospensioni (avete presente un gatto che si acquatta prima di saltare?), sempre allo scopo di limitare il più possibile l’affondamento repentino dell’avantreno.
Con la manovra numero 6 la fase di PREPARAZIONE alla frenata è conclusa. È arrivato il momento cruciale:
7) Senza soluzione di continuità con la manovra 6, dopo aver accarezzato il freno anteriore e mentre continuo a spingere fortissimo con le braccia sui semimanubri, comincio a strizzare forte la leva. Tenete conto che stiamo frenando bene quando la parte interna delle falangi medie di indice e medio cominciano a farci male.
La stragrande maggioranza dei motociclisti non frena mai tanto forte quanto potrebbe. Quasi tutti usano i freni al 30-40% del loro potenziale per paura e/o inesperienza. Ma se abbiamo PREPARATO BENE la moto, se le gomme sono in ordine e alla giusta temperatura e pressione, se la moto è perfettamente verticale su un asfalto in buone condizioni, nella fase 7 possiamo tirare con tanta forza la leva.
Noi facciamo riferimento all’uso dei soli indice e medio per frenare. Perché con le moderne sportive sono più che sufficienti. Ma se siete abituati ad usare più dita, fate pure. Altra avvertenza importante: la frenata va fatta SOLO con le dita. Non RUOTANDO indietro il polso, come fanno molti, contravvenendo a quella che abbiamo sopra definito come fase 2. Se mentre freno ruoto il polso all’indietro, sto aprendo il gas… Anche solo di poco, ma lo apro. E questo contrasta con la volontà di frenare!
Quindi, mentre stiamo facendo forza sulla leva del freno continuiamo così:
8) Cominciamo a scalare le marce una ad una (rilasciando di volta in volta la frizione se la nostra moto non è dotata di frizione antisaltellamento).
9) Finito di scalare le marce, sollevandoci dalla sella con la spinta delle gambe e mentre le braccia continuano a spingere forte sui semimanubri, dettiamo con le gambe e con la rotazione della caviglia (la punta del piede ruota in direzione dell’asfalto facendo perno sull’estremità della pedana interna, il tacco va verso il telaio) lo spostamento del corpo e il contemporaneo allargamento del ginocchio verso l’interno della curva che sta per arrivare.
Fatto questo, torniamo ad “appoggiare” una parte del sedere sulla sella ma sempre mantenendo viva la spinta delle gambe sulle pedane. Ricordate la lezione 3? Il pilota non è mai realmente “seduto” in sella. Il sedere appoggiato serve solo come “sensore” per capire dove è la moto.
Completata questa manovra, mentre la moto procede ancora dritta, rimangono due cose da fare:
10) Arrivati al punto che abbiamo scelto per l’inserimento, molliamo la leva del freno.
11) in contemporanea, smettiamo di spingere forte con entrambe le braccia e le gambe, concentrandoci solo su braccio e gamba interni alla curva. Con questa spinta, come abbiamo visto nella puntata 3, determiniamo la velocità e la direzione di discesa in piega della moto.
La cosa ottimale sarebbe far coincidere il rilascio del freno con l’inizio della spinta su manubrio e pedana interni.
Se siamo così bravi da far coincidere il rilascio del freno con l’inizio della spinta su semimanubrio e pedana interna, sfrutteremo al meglio l’alleggerimento dell’avantreno provocato dal ritorno in assetto standard della forcella. Una specie di “trampiolino” per ottenere una discesa in piega rapidissima e precisissima.
12) gli occhi cercano immediatamente il riferimento del punto di corda.
Mentre scendiamo in piega e percorriamo la curva, la mano esterna rimane appoggiata al manubrio, morbida, pronta a spingere quando ce ne sarà bisogno. La gamba esterna continua per quanto riesce, a spingere, per continuare a sostenere il peso del corpo, che non deve mai essere abbandonato (il famoso sacco di patate).
IMPORTANTE: di tutte le 10 cose da fare prima dell’inserimento, la più importante di tutte, quella in cui bisogna concentrarsi fin dal primo momento in cui si entra in pista è la 3: la spinta fortissima delle braccia sui semimanubri PRIMA di toccare il freno. Seguono a ruota per livello di importanza la fase 1 (chiudere il gas), la 7 (frenare forte con le dita), la 10 (mollare il freno) e la 12 (già, mai fissare lo spazio di fuga durante la frenata, ma cercare subito il pinto di corda con lo sguardo).
Sentiamo già le vostre critiche relative alle ultime fasi. In particolar modo alla fase 10.
Mollare il freno? Ma sei scemo? I piloti lo tengono in mano fino al punto di corda…
Già vero, i piloti. Quelli veri, che dopo essersi costruiti il “pacchetto della frenata” con anni di esperienza e guidando moto super efficienti, ad un certo punto capiscono che tutto il pacchetto può essere spostato sempre più avanti, fino ad arrivare a completarlo addirittura in curva, e concluderlo al punto di corda. Tutto vero. Ma così facendo loro sanno di complicarsi molto la vita durante la fase di inserimento e percorrenza (perché una moto con il freno anteriore in azione mentre è in piega tende a raddrizzarsi ed allargare la traiettoria) e sanno di assumersi un grosso rischio. Se entro in curva con il freno in azione, significa che sto caricando l’avantreno più di quanto già faccia la forza centrifuga, sto stressando oltremodo la gomma in piega mentre la forcella ha poca escursione utile, quindi, superata una certa inclinazione (dai 30°-35° in poi) basta un niente, un piccolo avvallamento, una sconnessione, un sassolino sull’asfalto, per far sì che si chiuda l’avantreno… I piloti sono pagati per correre questi rischi. Noi no!
In più vi anticipo uno degli argomenti delle prossime puntate: i difetti più grandi che ha un amatore rispetto ad un vero pilota sono proprio la ridottissima velocità di percorrenza in curva e la disarmante lentezza nel raggiungere gli angoli di inclinazione necessari. E sapete qual’è il motivo principale per cui abbiamo questi difetti? Perché freniamo troppo a lungo. A bassa intensità magari, ma troppo (rispetto alla nostra velocità) e troppo a lungo… Iniziamo troppo presto, freniamo con poca potenza, ma poi ci trasciniamo all’infinito una falsa frenata che ci tarpa le ali.
Il modo migliore (e più sicuro) per imparare ad andar forte, è quello di imparare a svolgere in serenità tutto il pacchetto della frenata, anche cominciando lo staccata in anticipo rispetto al necessario le prime volte, ma poi mollare quella maledetta leva del freno prima di entrare in curva e far scorrere libera la moto.
Riprenderemo l’argomento in seguito
Segue….
Complimenti grazie per i vostro importantissimi consigli.
grazie per la limpida spiegazione
Un grande..!!