La Casa di Noale ha dimostrato che c’è spazio nella classe media per i prodotti ben fatti, anche se costano un po’ di più.
Sapete perché stanno tornando sul mercato europeo le sportive giapponesi di media cilindrata a quattro cilindri? Sapete perché Honda e Kawasaki si sono decise ad affrontare il costo non trascurabile di omologare una versione Euro 5 rinnovata dei loro celebri motori per tornare a proporre la CBR600RR e la ZX-6R?
Per un motivo molto semplice. Hanno analizzato l’evoluzione del mercato. E si sono accorti che da un paio d’anni sta succedendo qualcosa di nuovo.
Loro (i giapponesi) sanno meglio di tutti che le sportive in generale hanno passato un momento terribile. Negli ultimi 8-10 anni, sommando tutte le sportive di tutte le marche (600 e 1000) vendute in Italia (ma in Europa il discorso vale in modo identico facendo le dovute proporzioni) non si sono mai superate le 4-5.000 unità. Praticamente l’intero segmento delle sportive vale oggi non più del 2-3% dell’intero mercato moto.
Negli anni d’oro che pochi di noi ormai ricordano, ogni costruttore vendeva almeno 3-4.000 sportive, e il totale raggiungeva spesso le 20-25.000 unità. La quota “sportive” del mercato in certi momenti rappresentava il 15-20% del totale.
Quelli erano numeri che sostenevano gli investimenti. Con il 2-3% di oggi, non si va da nessuna parte. A meno che tu non sia la Ducati, che per “statuto” è obbligata a fare le sportive, e dell’immagine sportiva vive. Nessun responsabile di product planning, nessun responsabile marketing e nessun responsabile finanziario di qualunque azienda giapponese si sarebbe sognato di proporre lo sviluppo Euro 5 dei vecchi modelli. Non ci sarebbe stato ritorno economico. Si limitavano a costruire le vecchie Euro 4 e venderle fuori Europa sui mercati dove potevano essere omologate. Oppure si accontentavano di vendere qualche decina di pezzi a chi le moto le deve usare in pista e non ha bisogno della targa.
Ma negli ultimi anni sono successe un paio di cose che hanno cambiato la prospettiva.
Da un lato Yamaha, nell’ultimo periodo sicuramente la Casa giapponese più attiva e frizzante, avendo a disposizione un moderno motore bicilindrico (il CP2), ha fatto un esperimento molto interessante sulla carta che si chiama R7. Ha proposto una sportiva economica, fruibile, accattivante sotto (quasi) tutti i punti di vista. L’ha spinta e pompata in ogni modo e maniera (a partire dall’uso blasfemo dell’evocativa sigla), ma niente… Non funziona.
Dopo la fiammata iniziale che si concede a tutti i prodotti dei marchi storici, le vendite languono. Perché con 70 CV e quella dotazione ciclistica tirata all’osso, puoi essere bella quanto vuoi, puoi fare tutti i monomarca che vuoi, ma non ti costruisci un blasone da “sportiva”.
Dall’altro lato, Aprilia ha messo in vendita la RS660. Anche questa ha un motore bicilindrico parallelo che sulla carta farebbe storcere il naso ai “puristi” sportivi. Ma questo motore è una fetta del V4 della RSV1100. E arriva ad un centinaio di cavalli. Ed è vestita e allestita come una sportiva vera, a partire dal telaio in alluminio. Questa moto pesa 20 kg meno della R7. E la straccia nel rapporto peso/potenza: 0,6 CV/kg contro 0,39) E soprattutto “va” come una sportiva vera (in Aprilia sanno bene come si fa). Dopo le incertezze iniziali, dovute a qualche problemino tecnico subito risolto dalla Casa di Noale, le vendite hanno cominciato a volare. E questo nonostante costi 2.000 Euro in più!
Se sommiamo il totale delle sportive vere (Honda CBR 1000 RR-R, Yamaha R1, BMW S1000 RR ed M1000 RR, Ducati Panigale V4/V4S e V2, Kawasaki Ninja ZX-10R, Aprilia RS660 e RSV4, MV Agusta F3 800), sapete quante se ne sono vendute in Italia fino ad inizio dicembre 2023? Meno di 3.000! E sapete quante di queste sono RS660? Quasi 1000!!!
Cioè, oggi un terzo del mercato delle vere sportive è rappresentato dal gioiellino Aprilia.
Analizziamo invece il mercato delle “finte sportive”. Cioè quelle moto che hanno una bella carenatura, due finti semimanubri, grafiche racing e un assetto adatto sì alla strada, ma che non sono in grado di stimolare adrenalina come quelle sopra citate. In questa categoria noi inseriamo la Yamaha R7, la Ducati Supersort 950, la kawasaki Ninja 650, la CFMoto 450SR, la MV Agusta Superveloce 800, la Mondial Sport Classic…)
Ebbene, nonostante queste moto siano comunque divertenti molto più economiche, molto più sfruttabili e gustose per l’utente medio, molto più razionali per un uso stradale ed in alcuni casi, come la Yamaha R7, anche ben pubblicizzate, realizzate e moderne, sapete quante ne sono state vendute in totale? Poco più di 1.200!
E la Yamaha R7, la più venduta, non arriva a 400 unità. Un flop per la categoria, un flop per una Casa giapponese.
Ricapitolando: la RS660 che costa 2.000 Euro in più della R7, sfrutta una rete vendita non certo poderosa rispetto a quella di Yamaha, vende il triplo della R7…
Provate ora a mettervi nei panni di un responsabile product planning, responsabile marketing e responsabile finanziario di una Casa giapponese, e vediamo se questa volta non trovate il coraggio di alzare la mano in riunione e proporre: ”…Che ne pensate di tornare a spingere sulle 600 4 cilindri?…”