LA CURVA NON È QUELLO CHE PENSIAMO

Per un pilota la curva finisce al punto di corda.

Nella lezione di guida numero 1, vi abbiamo messi in guardia dall’imitare i piloti della MotoGP per due motivi. Il primo è che quello “stile di guida” così esasperato non serve assolutamente finché non ti ritrovi a guidare, appunto, una MotoGP.  Il secondo è che anche ti ritrovassi a guidare una MotoGP, imitarli non servirebbe a nulla se prima non applichi ciò che in televisione non si vede. Cioè la tecnica base di guida.

Ma prima di arrivare a spiegarvi la tecnica base, c’è bisogno di fare altre premesse, importantissime. 

Quando si parla di “consigli di guida”, infatti, l’errore principale che commettono tanti maestri e quasi tutti gli allievi è quello di non considerare il punto di partenza di quest’ultimo. Ogni motociclista ha infatti una particolare moto, un diverso livello di esperienza e ha accumulato (purtroppo) un certo numero di vizi di guida sopratutto se ha tanta esperienza. Ed è in base a questa considerazione fondamentale che bisogna ritagliare consigli specifici che portino chiunque, con la corretta progressione, ad ottenere  i migliori risultati.

Aldilà delle varie sfumature, possiamo dividere il motociclista in sei categorie principali.

  1. Motociclista principiante.
  2. Motociclista stradale con anni di esperienza di guida.
  3. Motociclista sportivo (pista) principiante.
  4. Motociclista sportivo (pista) con anni di esperienza, comprese gare di livello medio-basso.
  5. Pilota professionista. 
  6. Pilota MotoGP.

Per pilota professionista noi intendiamo il pilota che che partecipa a gare di livello internazionale o è fra i più veloci a livello nazionale. Per pilota MotoGP intendiamo uno dei 24 piloti + collaudatori che guidano le astronavi del mondiale. Queste ultime due, naturalmente, sono le categorie che non hanno certo bisogno di consigli. 

Non serve a nulla imitare i piloti se non sappiamo cosa fanno, perché lo fanno e dove lo fanno.

Il problema fondamentale che abbiamo affrontato nella prima puntata, è che chi ha bisogno di consigli (prime quattro categorie) pensa che  per guidare meglio e più velocemente basti imitare quel poco che percepiamo delle “mosse” dei piloti dell’ultima categoria, la più famosa. 

E i più “convinti” spesso sono proprio coloro che appartengono alla categoria numero 3 e 4, quelle  dei pistaioli.

Ma questa convinzione di per sé, è un errore, perché come abbiamo scritto in precedenza, le MotoGP sono talmente diverse dalle moto che guidiamo da richiedere azioni particolari che sulle nostre moto possono essere anche inutili e/o dannose.

L’altro errore fondamentale è che oltre a non capire “perché” i piloti MotoGP si comportano così, non capiamo né “come” lo stanno facendo, né soprattutto “dove” lo stanno facendo. Perché tutte le loro azioni avvengono in tempi e spazi ristrettissimi, molte di queste non sono visibili e la nostra scarsa conoscenza di ciò che sta succedendo ci fa trarre molto spesso conclusioni errate. E la nostra grottesca imitazione rischia spesso di diventare una pagliacciata fine a se stessa.

L’errore più grande è il non capire cosa sia una curva per il pilota.

Il primo grossolano errore che commettiamo è quello di considerare curva tutto il tratto di pista che il pilota — e noi —  percorriamo a moto inclinata. Niente di più sbagliato. La curva del pilota vero, quello delle ultime due categorie, è molto più breve di quello che pensiamo. La sua curva parte dal momento in cui inizia la discesa in piega (punto di inserimento) e finisce nel momento in cui riprende in mano il gas (che possiamo idealmente far coincidere con il punto di corda). Fino al punto di corda il pilota agisce sulla moto per dare un “ordine di direzione”. Da lì in poi, siccome ha ripreso in mano il gas, lui agisce con la tecnica necessaria per iniziare il rettilineo. Anche se è ancora gomito a terra, quello che fa da quel momento in poi è in funzione essenzialmente dell’ordine di accelerazione che vuole dare alla moto, non più dell’ordine di direzione che si dà scendendo in piega e si sostiene fino al punto di corda. 

Sono due fasi completamente diverse che richiedono azioni diverse, alcune delle quali sono opposte fra loro. Ma noi tutto questo non le vediamo e tendiamo a fare un unico minestrone di quel poco che percepiamo dalle immagini. Rapportando poi queste considerazioni superficiali alla nostra “scarsa” esperienza, diamo vita a quelle che una volta erano le leggende da bar, e che oggi si sono trasferite armi e bagagli su YouTube.

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