Inserimento e percorrenza, quanti errori dentro la curva!
Quando entriamo in curva con la moto commettiamo tanti errori rispetto ai piloti professionisti. I più gravi sono la scarsa velocità che lasciamo alla moto e la lentezza con cui scendiamo in piega.
Nelle lezioni precedenti abbiamo visto nel dettaglio quali sono le tecniche fondamentali da usare (lezione 3) per dare alla moto il corretto ordine di direzione e come si frena (lezione 4).
Ci siamo lasciati alla fine della lezione lezione 4 nel momento in cui si molla il freno anteriore e si deve spingere sul semimanubrio interno con la mano e sulla pedana interna con il piede per indirizzare la moto in piega sulla corretta traiettoria.
Tutto questo mentre anche il piede esterno partecipa con la spinta sulla pedana relativa per sostenere il peso del corpo. Questo sostegno è fondamentale per avere le braccia libere di spingere sul manubrio quando serve. Se le gambe non sostengono il peso del corpo, e facciamo semplicemente scivolare quest’ultimo lateralmente sulla sella, le braccia si aggrappano inevitabilmente al manubrio. Chi si ritrova in queste condizioni non potrà più fare nulla da quel momento in poi per determinare la traiettoria se non pregare che la moto sia finita per caso su quella giusta. E bisogna anche pregare che non si crei una situazione tale da obbligarci a cambiare improvvisamente traiettoria (ad esempio un pilota che cade davanti a noi). Perché non saremo in grado di farlo.
Per capire se state spingendo bene con le gambe, osservate le vostre spalle. Se non sono allineate, siete appesi al manubrio.
Per capire se siete in questa situazione poco raccomandabile, osservate la vostra spalla interna. Sarete “appesi” se ve la ritrovate più avanti rispetto a quella esterna. Cioè se il busto è “avvitato” sulla moto. Questo è il sintomo inequivocabile, tranne rarissime eccezioni, di una guida effettuata senza usare correttamente le gambe. State guidando praticamente “morti” dalla vita in giù… La situazione peggiore per girare bene in pista.
E se ne volete una prova, osservate la suola dei vostri stivali. Se usate correttamente le gambe, oltre ad avere le spalle praticamente allineate quando siete in piega, dovrete avere anche un avvallamento che si trasforma presto in un buco nella suola degli stivali in corrispondenza dell’attacco delle dita del piede al corpo del piede stesso. Questo buco è l’effetto combinato della spinta del piede sulla pedane interna e della rotazione dello stesso prima o durante la discesa in piega che provoca l’allargamento del ginocchio, come già spiegato nella lezione 4.
Quello che dobbiamo evitare a tutti i costi è di “ritrovarci a “tirare giù” la moto in curva. La moto va “spinta” in curva con l’azione di mani e piedi su manubrio e pedane, non “tirata giù” con braccia o quant’altro, facendo scivolare il sedere sulla sella…
Ma anche ammesso che fin qui abbiate fatto tutto correttamente, ci sono anche una lunga serie di errori da eliminare per arrivare ad un corretto svolgimento della curva.
Analizziamo gli errori uno ad uno.
Cerchiamo di analizzarli uno ad uno.
ERRORE 1 Innanzi tutto, chi ha poca esperienza di pista tende sempre ad anticipare troppo il momento di ingresso curva. Spaventati dall’approssimarsi dello spazio di fuga (che, come spiegato più volte, non dovremmo fissare, indirizzando invece lo sguardo al punto di corda), tendiamo istintivamente a portarci troppo presto verso il cordolo interno della curva che stiamo affrontando.
ERRORE 2 Spesso l’errore 1 si accompagna all’errore di entrare in curva con il freno anteriore ancora in mano… Come abbiamo spiegato nella lezione 4, questa tecnica lasciamola fare a chi non commette gli errori che stiamo elencando in questa lezione. È assolutamente inutile — anzi controproducente — entrare pinzati se non si hanno la velocità di ingresso e la rapidità di discesa in piega dei piloti professionisti o di quelli che girano già molto forte, non troppo lontani dal record della pista. Aggiungete il fatto che entrando pinzati manteniamo l’avantreno caricato, togliendo escursione utile alla forcella.
A quel punto, se l’angolo di piega è già oltre i 30-40° e l’azione sul freno è ancora forte, basta un avvallamento più accentuato del solito per innescare la chiusura dello sterzo… Inoltre entrare con i freni in mano è come dare alla moto l’ordine di puntare dritta verso lo spazio di fuga, perché il freno anteriore ha un effetto autoraddrizzante rispetto alla piega. Praticamente diventa molto più faticoso far scendere in piega la moto.
Questi sono gli errori più gravi.
ERRORE 3 L’errore più importante che si commette nell’approccio ad una curva è comunque quello di entrare sempre troppo piano (inteso come scarsa velocità residua di ingresso in curva della moto dopo la frenata) rispetto a quanto potrebbero sopportare la nostra moto e le nostre gomme. Quindi è assolutamente inutile, per il 95% dei praticanti delle prove libere, entrare con il freno in mano.
Addirittura spesso entriamo così piano che non appena siamo dentro la curva ci viene addirittura voglia di aprire immediatamente il gas!
Ricordate: se vi viene voglia di aprire il gas prima di essere arrivati al punto di corda, significa che in quella curva potevate e dovevate entrare con più velocità e piegare di più e più velocemente. Un pilota entra così forte in curva che mai e poi mai gli viene voglia di toccare il gas finché la curva non è terminata (cioè, come abbiamo spiegato nella lezione 3, finché non è al punto di corda). Anzi, ha bisogno di concludere la fase di frenata mentre scende in piega proprio perché entra fortissimo.
A noi invece viene voglia di aprire il gas perché, non avendo sufficiente velocità, non possiamo sostenere la piega che vorremmo fare.
Come posso aumentare la velocità di percorrenza?
Come si fa ad aumentare la velocità di percorrenza? Bisogna prendere coraggio, scegliere la curva che più ci fa sentire tranquilli nella pista in cui stiamo girando, e costringersi a mollare prima il freno un metro alla volta. ATTENZIONE: Non stiamo dicendo di frenare più tardi, ma di fare esattamente l’opposto.
Magari frenare prima, per mettersi tranquilli, e poi mollare il freno, lasciando poi scorrere la moto neutra per gli ultimi metri prima di inserirla. Le prime volte dovete farvi salire il cuore in gola, ma poi pian piano scoprirete quanto sia divertente e più sicura la moto che entra più veloce, e quanta sensazione di tenuta in più vi regalano le gomme nel momento in cui, con la velocità e la piega, andate ad applicarvi più carico di prima in curva. Però fate attenzione ad una cosa importante: maggiore è la velocità di inserimento, maggiore deve essere la velocità di pensiero e di azione nel dare alla moto l’ordine di discesa in piega. Altrimenti vengono a staccarvi dalle reti di protezione in fondo allo spazio di fuga!
ERRORE 4 Il quarto errore importante che si commette, è quello di dettare con estrema lentezza la discesa in piega della moto. Quando è il momento di inserire, cominciamo a pensare: “… vado, non vado, si, aspetta che ci penso ancora un attimo… ah ecco, ora vado giù…” E mentre perdiamo tutto questo tempo a pensare ed attuare una manovra che la nostra testa e i nostri occhi avrebbero dovuto preparare molto tempo prima, il vero pilota è già ginocchio a terra che ci sfila all’interno al doppio della velocità!
Quasi sempre questi errori sono tutti correlati fra loro e nascono dall’inesperienza.
Questi errori non vengono mai commessi singolarmente. Sono tutti correlati fra loro e nascono dall’inesperienza, dalla paura della velocità e dalla mancata conoscenza delle tecniche che abbiamo spiegato nelle lezioni 3 e 4.
Inoltre, la terribile combinazione di questi quattro errori porta a commetterne altri mentre procediamo lungo la curva. E anche quando sarà poi il momento di uscire dalla curva.
Innanzi tutto, entrando stretti, troppo piano e scendendo lentamente in piega, perdiamo immediatamente la linea corretta. La moto tende ad allargare la traiettoria già prima di essere arrivati al punto di corda, puntando verso lo spazio di fuga. Se a questo aggiungiamo l’effetto autoraddrizzante imposto da chi entra con il freno ancora in mano, la frittata è completa.
Inoltre, sia con l’ingresso anticipato che con l’allargamento innestato in percorrenza dagli errori 2-3-4, andiamo a girare sempre su traiettorie sporche, dove non passa mai nessuno. E questo non è salutare per la tenuta delle gomme. In casi estremi, possiamo rischiare di creare fastidio agli altri utenti della pista, quelli più esperti, che non si aspettano di vederci incrociare pericolosamente e lentamente la traiettoria corretta, e potrebbero quindi denunciarci per vagabondaggio.
L’errore successivo, se siamo sopravvissuti ai primi 4, è il quinto. Allargando la traiettoria e con il gas in mano, siamo infatti costretti, ad un certo punto, a piegare tantissimo per rimanere in pista. Ma non consideriamo il fatto di essere finiti nel frattempo sullo sporco. E di solito questa situazione si genera all’altezza del punto di corda ma ad oltre 1-2 metri dal cordolo interno. E di solito ci viene voglia anche di riaprire il gas in modo deciso per accelerare verso il rettilineo, perché vediamo che i piloti che ci sfilano all’interno hanno già il gas in mano…
Oggi per fortuna la tecnologia ci salva spesso quando commettiamo questi errori.
Quando non esisteva il controllo di trazione e quando le gomme erano molto meno efficaci di quelle odierne, questo errore si pagava con la frattura della clavicola sinistra o di quella destra, a seconda di come si riatterrava dal conseguente high-side. Oggi per fortuna la tecnologia ci salva, ma ricordatevi che comunque anche le elettroniche più sofisticate e le gomme più performanti non sono ancora attrezzate per i miracoli.
Riprenderemo questo argomento nella prossima puntata, quando parleremo dell’uscita di curva.
Segue…