Vogliamo scommettere che diventerà indiana?

Possiamo dire di averlo scritto con largo anticipo… Lo scorso aprile, con un ottimo articolo del nostro collega Daniele Torresan mentre tutti i media, specializzati e non, si spellavano le mani leggendo i comunicati ufficiali KTM che parlavano di un aumento di fatturato e di produzione in crescita nel 2023 rispetto al 2022, avevamo sottolineato che nel bilancio 2023 di KTM si nascondeva una “bomba”. Il netto calo della redditività (il peggior risultato degli ultimi 5 anni) e la frenata delle vendite dei marchi satellite (Husqvarna, Gas Gas, MV) erano un segnale forte che poteva far presagire una imminente crisi di liquidità. Bastava analizzarlo con attenzione, senza affidarsi — e fidarsi — dei comunicati stampa.

Ora che la KTM ha emesso un comunicato stampa per dichiarare che la “bomba” è esplosa, tutti se ne accorgono… Bravi, davvero bravi tutti.

Questo è il giornalismo che ci meritiamo.

Allora, tanto per fissare un nuovo traguardo, cerchiamo di capire cosa può succedere nel breve e medio periodo all’azienda austriaca.

Il management che fa capo a Stefan Pierer ha fallito. Il crollo delle vendite dei modelli più remunerativi (le moto di grossa cilindrata) sui mercati più importanti è sotto gli occhi di tutti. Ora i magazzini pieni di invenduto di pregio (fra cui anche migliaia di MV) verranno smaltiti a prezzo di realizzo (per la gioia dei clienti che le hanno pagate a prezzo pieno), ma nel frattempo gli attuali manager devono ridurre drasticamente i costi (tagli al personale, tagli agli investimenti, tagli alle corse). Poi dovranno anche tirare fuori dal cilindro nuove idee, nuovi modelli, e, suggeriamo noi, nuovi concetti stilistici. Perché magari il pubblico si è stancato di moto così “estreme”. Insomma, li aspetta una faticosa e probabilmente lunga stagione di lacrime e sangue. Forse ce la faranno, forse no, a raddrizzare la baracca. 

Niente paura, la soluzione c’è, ed è in casa.

Ma niente paura, KTM non chiuderà. Perché non dobbiamo dimenticare che nel suo azionariato c’è una azienda indiana che risponde al nome di Bajaj. Un’azienda che oltre ad avere dimensioni gigantesche rispetto agli standard europei, viaggia con il vento in poppa. Nell’ultimo anno ha guadagnato in borsa oltre il 30% e le previsioni per il futuro a medio termine sono per una crescita continua.

Bajaj è insieme partner industriale/commerciale e azionista di gran peso della galassia di aziende e scatole cinesi create da Pierer. Bajaj Possiede infatti il 49,9% di Pierer Bajaj AG che a sua volta detiene il 74,94% di Pierer Mobility AG. Insomma, gli indiani hanno solo uno 0,1% di “controllo” in meno su KTM rispetto a Pierer… Vogliamo scommettere che in questo momento la parte indiana del consiglio di amministrazione di questa galassia, cioè il signor Rajivnayan Bajaj si sta fregando le mani in attesa che qualcuno gli vada a chiedere di intervenire per salvare l’azienda?

Per Pierer è un brutto momento in patria, stampa e opinione pubblica ne stanno sottolineando scandali e colpe più che cercare di aiutarlo.

Certo, l’orgoglio austriaco dell’attuale maggioranza che fa capo a Stefan Pierer farà di tutto per evitare questa “resa”. Cercheranno prima altre soluzioni. Ma in questo momento Pierer non gode di un “ambiente” favorevole in patria. L’Austria ha visto aumentare del 26% il numero di fallimenti nell’ultimo anno (pare siano 18 al giorno) e il buco di KTM di circa 3 miliardi arriva subito dopo quello ancora più grande delle aziende di Renè Benko. E guarda caso sia Pierer che Benko erano fra i finanziatori dell’ex cancelliere Sebastian Kurz, che proprio per una serie di scandali fra cui quello per finanziamenti illeciti, si è dovuto dimettere.

E la stampa austriaca in questi giorni sta dando addosso a Pierer in un modo decisamente “duro” sulla base di questi argomenti. Se a ciò  aggiungiamo che il suo indebitamento è quasi totalmente con banche austriache, risulta difficile prevedere che possa trovare aiuto semplicemente sventolando la bandiera del nazionalismo.  

Ma se non dovessero farcela, la scialuppa di salvataggio c’è, e magari qualcuno a Pune la sta già mettendo in mare.