VUOI FARE UNA FOTO O GUIDARE LA MOTO?
Non è la posizione che fa la guida giusta, ma è la guida giusta che la posizione corretta.
Negli ultimi anni si sta diffondendo una specie di peste nera nel mondo del motociclismo stradale/sportivo. Con gli occhi puntati sulle strane contorsioni che i piloti della MotoGP sono costretti a fare per domare le loro astronavi, e la mente confusa dai mille video pubblicati sui social da “miocuggino” e dal “cugginodimiocuggino” mascherati magari da istruttori o piloti titolati, moltissimi motociclisti si stanno convincendo di due cose completamente errate:
1) Per guidare bene la moto bisogna assumere una determinata posizione di guida.
2) Questa posizione di guida sarebbe quella che vediamo assumere dai piloti MotoGP in alcune situazioni.
Ora visto che il livello di diffusione della peste sta raggiungendo livelli preoccupanti (soprattutto per la salute di chi cerca disperatamente di metterli in pratica) direi che sia giunto il momento di spiegare un paio di concetti importanti.
Il discorso da fare naturalmente è lungo e complesso, e lo farò in modo esauriente con una serie di articoli di cui questo è il primo, oltre che con dei video dedicati di prossima pubblicazione sul nostro canale YouTube. Ma vorrei intanto puntualizzare due cose importanti.
La guida della moto, intesa come tecnica per darle ordini di direzione precisi, è frutto dell’applicazione di poche e semplici regole.
1) La guida della moto in generale (intesa come pratica per dare alla moto stessa un preciso ordine di direzione) è frutto essenzialmente dell’applicazione di poche, fondamentali e semplici tecniche. Queste tecniche costituiscono la “base” della guida di qualunque mezzo motorizzato a due ruote (con alcune variazioni in caso di guida fuoristrada).
2) Applicando queste tecniche alla lettera, il pilota “assume” in modo naturale la posizione di guida corretta.
Quindi, la prima riflessione importante che vi sottopongo è questa: non è la posizione assunta in sella dal pilota che magicamente fa andare la moto in una certa direzione con la dovuta precisione, bensì è la guida intesa come uso appropriato della tecnica che induce automaticamente la corretta posizione in sella del corpo del pilota.
La posizione di guida corretta è l’effetto di una guida corretta, non la causa.
Insomma, la corretta posizione di guida è l’EFFETTO della guida corretta, non ne è la CAUSA. Mentre online tutti, o quasi, si sforzano di convincerci del contrario.
Chi cerca di convincerci che per guidare basta assumere una certa posizione già sbaglia in partenza se prima non ci ha spiegato la tecnica di base, la parte nascosta dell’iceberg, cioè come si fa a dare un preciso ordine di direzione alla moto. Se poi è convinto lui stesso che sia l’assunzione di una certa posizione con il corpo ad essere la base di tutto, cioè un preciso e fondamentale ordine di direzione, beh… allora datemi retta… abbandonate la conversazione (o la visione di qualunque video/reel, ecc).
E veniamo ora al secondo punto di cui sopra. La convinzione ormai generalizzata che per guidare la moto bisogna trasformarsi in pagliacci che scimmiottano i piloti MotoGP.
“Sporgi il busto il più possibile in avanti verso l’interno curva”.
“Impugna la manopola interna alla curva il più possibile in basso”.
“Piega il gomito interno, distendi il braccio esterno e vai a toccare l’asfalto con il gomito interno”.
“Porta la testa il più possibile in avanti e in basso per dare carico alla ruota anteriore”.
“Tira giù la moto appoggiando il ginocchio al serbatoio”.
Alcuni di questi consigli sono boiate pazzesche, ma per il momento vi lascio nel dubbio (riprenderò l’argomento nelle prossime puntate). Altri sarebbero corretti se fossero dati ad un pilota di MotoGP. Il quale però non ne ha certo bisogno!
Già, perché quello che fanno i piloti di MotoGP è frutto della loro necessità di aggiungere mille accessori alla tecnica fondamentale per guidare un mezzo che non ha più nulla in comune con la moto così come la conoscono tutti gli altri motociclisti, piloti di ogni altra categoria compresi.
Invece purtroppo la peste dilagante vuole farci credere che “Se assumi questa posizione, allora stai “guidando” (cioè stai dando alla moto tutti gli ordini necessari per assumere una determinata traiettoria).
Ora, accertato che negli ultimi anni i piloti della MotoGP in effetti si comportano così in alcune situazioni, vorrei invitarvi ad una semplice riflessione.
Perché certe cose le fanno solo i piloti della MotoGP? Perché in realtà serve solo a loro!
Appena si cambia categoria, lo scenario muta radicalmente. Quindi la domanda che vi faccio è: se lo fanno quasi esclusivamente i piloti MotoGP, non è che per caso si tratta di “accessori” alle tecniche di guida “base” che sono necessari “solo” in quella categoria? Perché in Superbike non le vediamo?
Perché se guidi una moto “normale”, costruita secondo concetti classici (cioè tutte le moto in vendita, più tutte le moto da corsa escluse le MotoGP), non ha alcun senso aggiungere alla tecnica di guida base tutti quegli “ACCESSORI” che invece sono ormai necessari in MotoGP.
Anche questo, infatti, è uno dei danni collaterali provocati dalla trasformazione delle MotoGP in Formula 1 a due ruote. Con il dominio ormai imperante in dell’aerodinamica, il pilota è costretto a fare i conti con fenomeni sconosciuti prima dell’avvento delle “ali” (ad esempio l’imbardata), e le soluzioni che hanno trovato sono quelle che vediamo in TV. Ma, ripeto, se non guidiamo la loro moto, per noi è inutile cercare di imitarli, a meno che il nostro scopo sia quello di farci fare una foto. Se proprio vogliamo ispirarci a qualcuno per imparare come guidare meglio la nostra moto, guardiamo semmai i piloti della Superbike. Guardateli bene, e capirete cosa voglio dire.
Potrei aggiungere altri considerazioni importanti (ad esempio sul concetto di curva/rettilineo per un pilota professionista rispetto al nostro) per farvi capire che spesso anche guardare bene non ci basta per imparare bene. Perché molto spesso siamo convinti, o veniamo convinti da “miocuggino” e dal “cugginodimiocuggino” che il pilota stia facendo una certa manovra in curva e PER la curva, mentre in realtà lui la sta facendo in curva PER il rettilineo seguente. Ma per il momento mi fermo qui, ci sarà modo di parlarne in seguito.